Ne avevo già parlato mesi fa e lo ripeto da anni, i ragazzi escono, soprattutto dai licei classici, che non sanno mettere in fila due parole. Dico soprattutto nei licei perché negli altri istituti è così da ben prima. Vi sarà capitato di parlare con qualcuno che frequenta un liceo classico, magari proprio nella capitale.
Vi sorprende? Alcuni insegnanti sono più impegnati a far venire l’ansia ai ragazzi, che ad insegnare. Li preparano alla burocrazia infinita e quindi a non prendersi mai le proprie responsabilità; li preparano a giocare a guardie e ladri, ad essere trattati da bambini cattivi; li preparano all’ex premier, per dirlo in due parole. Non tutti, naturalmente.
Potrei aprire una parentesi sulla qualità dell’istruzione pubblica, o sul pubblico in generale, ma sarebbe più lunga dell’articolo stesso e il piccolo tardigrado ha fame. Taglio corto e concludo.
Dopo la notizia dell’abbassamento del Q.I. che continua a colpire sempre più negativamente di generazione in generazione a partire dagli anni ’80, stavolta è SaveTheChildren a far luce su una questione che è ancora peggiore di quella che avevo ipotizzato. Non solo i ragazzi non sono più in grado di esprimersi (e con la musica trap e il perenne inseguimento dello slang americano lo avevamo capito, bitc*), in molti casi dai 15 ai 29 anni non riescono proprio a comprendere un testo.
Pretty!